La Asl porta l'ospedale sul territorio. Varrassi spiega come

TERAMO – Stop alle file per le visite specialistiche e gli esami diagnostici in ospedale, la medicina si distribuisce sul territorio. Il manager Giustino Varrassi ripensa i servizi di assistenza in chiave diversa e finalizzata a decongestionare le attività dei presidi ospedalieri e avvicinare le strutture ai pazienti. Come? Attraverso la messa a regime di tutte quelle strutture in possesso della Asl, sfruttate solo in parte rispetto alle reali possibilità. E’ il caso di un poliambulatorio di Martinsicuro dove alcune branche della medicina, come l’oculistica, la dermatologia, la neurologia, lavorano dalle 4 alle 6 ore settimanali. Ma le strutture che andrebbero potenziate di specialisti e servizi sono tante: è il caso del distretto sanitario di base di Montorio, di Roseto, di Atri e di un poliambulatorio di Tortoreto. Il manager ha deciso di partire da Martinsicuro, per arrivare entro fine anno a “riempire” di medici e prestazioni tutte le strutture e in modo da non costringere i pazienti a raggiungere l’ospedale, ma di offrire esami diagnostici, visite e terapie vicino casa. Il modello organizzativo così pensato aderisce a un progetto nazionale che per avvicinare la medicina al territorio si organizza in Unità complesse di cure primare (Uccp) all’interno delle quali si integrano le attività dei medici di base e che garantiscono così un’assistenza 24 ore su 24. “Un sistema virtuoso – ha assicurato il manager Varrassi – teso a garantire prelievi ed esami in tutte le strutture del territorio che andranno poi a convergere verso l’ospedale, che diventa l’ultimo terminale a cui rivolgersi.

Assistenza domiciliare integrata: “I servizi non verrano penalizzati dall’esternalizzazione”

“Ho l’impressione che attraverso le polemiche sulla sanità passi la campagna elettorale di qualcuno, visto che le elezioni si avvicinano”. Così il manager Varrassi, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei servizi a favore della territorialità, ha colto l’occasione per fugare le perplessità emerse sulla stampa circa l’esternalizzazione del servizio di assistenza domiciliare integrata (Adi). “Al momento è un servizio che impiega 27 persone tra infermieri e fisioterapisti che torneranno di supporto al Mazzini– ha spiegato Varrassi -. Al contempo offriamo nuove opportunità lavorative affidando a terzi la gestione del servizio che non subirà alcun cambiamento in termini di qualità. La Asl continuerà a esercitare i controlli effettuati in passato sulle prestazioni e il servizio non subirà variazioni”.

Sicurezza: spesi 680 mila euro per l’adeguamento alle norme antincendio

Il manager è anche tornato sulla questione parcheggi, precisando, stavolta, che molti interventi sono stati realizzati per necessità: ad esempio è stata una disposizione dei Vigili del fuoco ad imporre un piano posteggi che lasciasse, davanti al padiglione 2 del “Mazzini”, almeno 3 metri di raggio per permettere ai mezzi di soccorso di effettuare le manovre necessarie in tutta sicurezza. “Il fatto di eliminare i parcheggi selvaggi che puntualmente ostruiscono le vie di accesso al Pronto soccorso è solo indice di civiltà”, ha aggiunto Varrassi. In tutto, per gli adeguamenti sulle norme antincendio, sono stati spesi  680 mila euro, sia per gli interventi esterni al “Mazzini” sia per garantire la presenza di 27 responsabili che svolgano, in maniera esclusiva, la funzione di guardie antincendio, con turni h 24 di 5 persone alla volta. Anche il personale dell’ospedale è stato formato in questo senso: 410 dipendenti hanno seguito corsi specifici sulla sicurezza e sulle tecniche di emergenza in caso di incendio tenuti dai Vigili del Fuoco.